Una carta da parati per rilassare l’animo ed entrare nel mood giusto per guardarsi dentro e dedicare spazio al proprio sentire. Siamo molto orgogliosi che una nostra produzione sia stata scelta per rendere accogliente la sala d’attesa dello Studio di Psicoterapia della Dottoressa Ilaria Cadorin che, consigliata dalla professionalità dell’Architetto Gaia Miacola, ha dedicato una importante cura nella definizione del progetto di interior del proprio Studio.
Abbiamo chiesto alla Dottoressa Cadorin di raccontarci cosa ha guidato la definizione del progetto in particolare della sala d’attesa che accoglie la carta da parati Frosty della nostra collezione Natural Beauty.
La sala d’attesa è il biglietto da visita che determina la prima impressione di uno spazio professionale. È l’ambiente che accoglie o che respinge dopo il primo momento il visitatore.
Chi meglio di una professionista e conoscitrice del funzionamento della mente umana può fare luce sulle emozioni che un determinato ambiente può generare a primo impatto?
La Dottoressa Ilaria ha risposto alle nostre domande e curiosità.
La sala d’attesa è un ambiente spesso sottovalutato o addirittura trascurato, ci parli della sua idea di accoglienza dei pazienti e di come è riuscita a realizzarla all’interno degli ambienti.
Nonostante negli anni ci sia stata un’efficace campagna di sensibilizzazione rispetto alla figura della psicoterapeuta e ai bisogni psicologici di ognuno, “andare in psicoterapia”, o meglio, decidere di cominciare un percorso di psicoterapia, non è quasi mai semplice e immediato. Arriva però il momento in cui questa decisione viene presa, o perché il dolore, la fatica e la sofferenza sono troppo grandi o perché ci si è già dati il tempo per provare a “risolvere” autonomamente i propri problemi senza però esserci riusciti, per cui diventa necessario rivolgersi ad un professionista.
È vero che spesso la sala d’attesa è un ambiente trascurato e avrei potuto anche io rinunciare a questo spazio ampliando lo studio limitrofo, ma ho scelto invece di dare senso non solo allo spazio della sala d’attesa ma anche al tempo che si vive quando si è in-attesa.
Dal mio punto di vista, infatti, la sala d’attesa è il biglietto da visita di uno studio, rappresenta la prima impressione; è lo spazio che può nell’immediato dare al paziente la sensazione di essere accolto, di essere nel “giusto posto” e questo si traduce in termini di maggior tranquillità e capacità di rilassarsi entrando in contatto con se stesso.
Nel suo post di Instagram dice che la sala d’attesa del suo nuovo studio “è l’ambiente che più l’ha fatta penare”. Ci racconti meglio, come ha risolto il problema?
In realtà ho pensato molto a tutte le stanze ma è vero che la sala d’attesa mi ha tenuta con il pensiero attivo per più tempo e indovinate quali erano i miei crucci? I colori delle pareti e se mettere o meno la carta da parati! L’arch. Miacola aveva subito predisposto nel rendering la carta da parati ma io ero molto indecisa proprio perché carta e colore caratterizzano molto l’ambiente e, come psicoterapeuta e in linea con il mio orientamento formativo, preferisco non riempire gli spazi di contenuti, colori, forme per lasciare massima libertà di espressione e proiezione all’inconscio del paziente.
Mi spiego meglio: una stanza tutta bianca può essere angosciante così come estremamente pulita e rilassante in base a come la persona sta in quello specifico momento e a ciò che viene proiettato in quella stanza bianca.
Al contrario, per fare un esempio: una stampa del mare può essere per me estremamente rilassante mentre per un’altra persona può smuovere emozioni di angoscia e disagio.
Ecco quindi che, individuare una carta da parati sufficientemente “neutrale” ma allo stesso tempo piacevole e rilassante per i più, non era facile. Dopo molte riflessioni mi sono fidata dell’intuito di Gaia, confermato nelle mie sensazioni molto positive ed è così che nella mia sala d’attesa si trova la carta da parati Frosty di Inkiostro Bianco.
È stato utile essere affiancati da un’esperta del settore dell’interior design come l’Architetto Gaia Miacola? In che modo l’ha aiutata e consigliata?
L’aiuto di Gaia è stato fondamentale. Senza di lei e i suoi rendering non sarei riuscita ad avere chiarezza rispetto al risultato finale. È stata molto attenta e rispettosa delle mie richieste ed esigenze (che non erano poche!) dando al mio studio la miglior forma immaginabile.
Pensa che arredando lo studio da sola avrebbe raggiunto lo stesso risultato?
Direi di no, semplicemente perché, conoscendomi, immagino che sarebbe potuta venire a mancare la coerenza e omogeneità nello stile tra i vari elementi d’arredo.
E gli altri ambienti dello studio, perché ha scelto di non decorarli con carta da parati?
A questa domanda vi rispondo collegandomi a quanto detto precedentemente, ovvero al fatto che per me era ed è fondamentale preservare la pulizia dello spazio per far sì che la mente dei miei pazienti sia libera di proiettare e vagare liberamente, senza essere influenzata da elementi forti come, appunto, carte da parati o colori. Infatti, a proposito di colori, abbiamo scelto di puntare sul tortora elegante e bianco.
Ci parli del concept che sta dietro all’interior design dello studio.
Il mio obiettivo era creare un ambiente pulito, rilassante, accogliente, moderno e fresco, considerando che questo è lo spazio nel quale passo la maggior parte delle mie giornate. Dopo qualche e-mail e call, l’arch. Miacola ha cominciato a immergersi nel progetto inviandomi prima i rendering in bianco e nero e poi lavorando su colori ed elementi di arredo, inclusa la libreria di una delle due stanze del mio studio che abbiamo voluto fare su misura.
Avendomi seguita a distanza sono stati per me fondamentali l’aiuto e gli aggiustamenti dati dalla presenza del Direttore lavori, il Geom. Cadorin Bruno, che ha potuto risolvere i vari problemi che nel corso dei lavori naturalmente emergono ed escono dai piani prestabiliti.
Utilizzerebbe una carta da parati anche in casa sua oppure le prediligerebbe per altri tipi di ambienti non di uso domestico?
Sono cresciuta negli anni in cui le carte da parati tappezzavano l’intera casa e quando i miei genitori le tolsero in favore della parete bianca il senso di respiro e apertura fu immediato! È invece ironico per me trovarmi oggi ad apprezzare moltissimo le carte da parati, ovviamente vedendone l’evoluzione rispetto agli anni ‘80-‘90. La carta è un elemento di arredo unico e personalizzante e immagino che chi realizza una o più pareti con carta da parati in casa propria debba avere delle idee chiare rispetto non solo a cosa vuole trasmettere ai suoi ospiti ma, prima di tutto, a come vuole percepirsi in quella specifica stanza in cui è stata messa la carta che si tratti di distensione, concentrazione, apertura, profondità, e quant’altro.
Ringraziamo la Dottoressa Cadorin per questa testimonianza e un grazie speciale anche all’Architetto Gaia Miacola per fornire sempre nuove ispirazioni con i suoi progetti che alimentano di bellezza e ricchezza le nostre menti creative.
Da questo prezioso contributo confermiamo la nostra volontà e impegno nel trasmettere emozioni positive con le nostre proposte creative. Come testimoniato da Ilaria, è la personalità di ognuno, e ciò che vuole comunicare a se stesso e di se stesso, che fa parlare l’ambiente e quanto lo circonda attraverso la scelta degli arredi, dei complementi e delle decorazioni. Il dialogo con l’architetto è di primaria importanza per fare chiarezza in merito a ciò che vogliamo trasmettere. Noi di Inkiostro Bianco riserviamo grande spazio allo scambio di idee e di ispirazioni per arricchirci vicendevolmente e per portare valore in ogni progetto che, grazie a chi ci sceglie, riusciamo a realizzare.