Il viaggio inizia in Africa, un continente così grande che è quasi impensabile per una mente razionale. Se non lo si è mai visto, lo si può solo immaginare.

Ricco di diversità sia geografiche sia culturali, e proprio per questo dotato di un fascino indiscusso e irresistibile. Chi ci è già stato soffre per sempre di “mal d’Africa” e chi ancora non lo ha visitato non può che essere tremendamente incuriosito da questo luogo.

Un luogo fatto di storie tribali e dal sapore primordiale, che ricordano un’antichità rimasta incisa nella memoria collettiva ancestrale. Un rullo di tamburi lontano e danze a piedi nudi sulla terra rossa.

Odore di polvere, di terra bruciata dal sole e grida di animali selvaggi, che si mimetizzano pronti a scattare per catturare la preda.

Racconti, storie, illustrazioni, fumetti addirittura sull’Africa, storie trasmesse da viaggiatori ed esploratori di luoghi lontani. Storie che non smettono di risvegliare l’istinto di avventura che si cela dentro ognuno di noi. Un racconto misterioso e difficile da svelare, che in pochi attraverso i secoli sono riusciti a comprendere appieno.

La nuova collezione di carte da parati ART-AI nasce dalla condivisione profonda di un’idea del designer italiano Giuliano Ravazzini. Dai suoi innumerevoli viaggi in Africa, egli ha infatti portato nella sua vita un grande insegnamento: cioè che nell’estrema sottrazione e semplificazione si trova spesso la chiave per avvicinarsi al vero significato intrinseco delle cose.

Il progetto ART-AI esprime già nel nome il desiderio di trovare un punto di unione tra due continenti, per recuperare tecniche decorative antiche e tramandate nel tempo secondo le regole della tribù. L’idea di fondo su cui si basa tutta la ricerca artistica alla base del progetto afferma che sia possibile dare una nuova veste contemporanea a queste decorazioni trasportandole e fondendole con il gusto moderno dell’interior design europeo.

“Quando creo le mie carte cercando di ripetere ciò che ho visto fare in Africa, mi rendo conto che le carte più belle sono proprio quelle dove io riparo o aggiusto degli strappi. Se mi lascio andare ad una costruzione più mentale, più concettuale, perdo questa freschezza. Si tratta di un equilibrio sottilissimo ma è stata proprio questa la folgorazione che ha dato inizio al progetto”