Umberto Stagni è un’anima rock, abituata a lasciar scorrere liberamente la fantasia e sempre pronto a cavalcarne l’onda selvaggia. Il mondo dell’illustrazione è casa sua, si può dire, e guardando i suoi lavori si nota fin da subito uno stile molto forte e inconfondibile.

Uno stile che strizza l’occhio al mondo dei fumetti e alla musica, e che si ispira a grandi artisti del genere quali Mœbius, Juan Giménez, Oscar Chichoni, Frank Frazetta, Hugo Pratt e Andrea Pazienza.

“L’illustrazione la vedo sempre come una porta, dalla quale si accede per entrare nel proprio mondo fantastico.”

Per lui illustrare significa entrare a tutti gli effetti in un’altra dimensione, in cui l’immaginazione ha campo libero per creare nuovi mondi e nuove realtà:

“Una volta all’interno, si inizia a viaggiare verso quello che vorresti che fosse. […] è quello che accade ogni volta che disegno: vivo un grande senso di rilassatezza e mi perdo, estraniandomi per un attimo dal nostro mondo. Poi torno eh!”

In questo mondo fantastico è possibile farsi trasportare dallo slancio creativo ed esprimere tutto ciò che la nostra mente abbia mai desiderato. La scelta di cosa rappresentare sta solo a noi e riflette quello che più ci colpisce del mondo circostante, ognuno può scegliere il suo modo espressivo preferito.

“I soggetti scelti sono semplicemente frutto di un grande entusiasmo dovuto alla libertà di espressione. Sono quel pezzetto di me che finalmente è uscito nel modo in cui volevo. Un soggetto inizialmente lo pensi, poi lo cerchi fra la tua cultura e nuove fonti e all’improvviso lo vedi. Quindi lo realizzi”

“Silent Sky”, ad esempio, racconta una leggera sensazione di volo, come se l’osservatore si trovasse all’improvviso circondato da pesci floreali e insetti che portano lanterne, in una dimensione crepuscolare dove una figura arriva silenziosa per posizionare le lanterne/stelle nel cielo, aiutato da creature fluttuanti.

“Garden of Gods”, invece, esplora un contesto giocoso dove due dèi cuccioli dalle fattezze animalesche e imponenti giocano in un giardino mitologico di ispirazione orientale. Due maschere forti che sconvolgono l’osservatore pur mantenendo un’armonia affascinante a livello di cromie e composizione delle forme.

In questo contesto il taccuino e la matita sono i compagni di viaggio indispensabili che ti seguono ovunque tu vada e che accolgono ogni pensiero, linea, segno abbozzato, per dargli successivamente la possibilità di essere rielaborato e diventare qualcosa di più completo.

“La matita è responsabile e padrona del “Gesto”. Il segno parla e possiede infinite sfumature sottili e interessanti. I taccuini sono belli anche da conservare. Il mio armadio è pieno di taccuini vecchi. A volte li riguardo, e mi piace tantissimo rivivere il trascorrere del tempo. Dal passato riemergono idee abbandonate, che diventano all’improvviso luminose e pronte per essere sviluppate di nuovo. Credo che sia un patrimonio prezioso e se vogliamo, molto romantico.”

Tutto il processo creativo nasce da questo rapporto tra carta e matita, che viene in seguito rielaborato in digitale quando ha assunto la sua forma convincente e definitiva. Forse proprio per questo suo legame con il mondo dei fumetti e per questo suo modus operandi il tratto distintivo dello stile di Umberto è la linea di contorno.

“Mi piace tenere nel disegno il segno della matita oppure di una forte e netta linea di margine delle forme. Nel corso degli anni, nonostante le novità dell’era digitale che mi hanno sicuramente influenzato le metodologie di realizzazione, questa mia caratteristica non è mai cambiata. Amo mantenere sempre nelle mie tavole una corrispondenza con la fisicità del segno. Quando i tempi lo consentono lavoro molto sui tratti sulla carta: hanno molta più anima”.

Proprio per questa sua volontà di raccontare storie, Umberto guarda alle carte da parati come a un mezzo decorativo per far diventare gli ambienti dei “perfetti luoghi narrativi” che possono esprimere la personalità del proprietario di casa o dare uno stile unico e inconfondibile a qualsiasi luogo pubblico. Ogni parete può diventare una nuova storia da raccontare, come una nuova pagina del taccuino.